GIUBILEO DELLA MISERICORDIA
( a seguire il GIUBILEO MARIANO)
L'anno giubilare è soprattutto l'anno di Cristo. Nel Nuovo Testamento Gesù si presenta come colui che porta a compimento l'antico Giubileo, essendo venuto a "predicare l'anno di grazia del Signore" (Isaia).
Il Giubileo, comunemente, viene detto "Anno Santo", non solo perché si inizia, si svolge e si conclude con solenni riti sacri, ma anche perché è destinato a promuovere la santità di vita. Il Giubileo può essere: ordinario, se legato a scadenze prestabilite; straordinario, se viene indetto per qualche avvenimento di particolare importanza.
Il Giubileo ha origine dalla tradizione ebraica che fissava, ogni 50 anni, un anno di riposo della terra (con lo scopo pratico di rendere più forti le successive coltivazioni), la restituzione delle terre confiscate e la liberazione degli schiavi, questo affinché non ci fossero comunque il troppo ricco o il troppo povero (Levitico, 25, 8 e sgg.). Per segnalare l'inizio del Giubileo si suonava un corno di ariete, in ebraico jobel, da cui deriva il termine cristiano Giubileo. Gesù cita esplicitamente un testo del profeta Isaia che segna così l'ingresso del tema giubilare nel Nuovo Testamento. Gesù infatti, recatosi a Nazareth, entra nella sinagoga e legge una pagina di Isaia che proclama "l'anno di grazia del Signore" (Luca, 4, 18-19; Isaia 61, 1-2). Un evento che anticipò e predisse il Giubileo fa parte più della leggenda che della storia: la cosiddetta "Indulgenza dei Cent'anni". Non esistono documenti del XII o XIII secolo al riguardo, ma fonti del 24 dicembre 1299 riportano come masse di pellegrini, a conoscenza di una leggendaria "Indulgenza Plenaria" che si sarebbe ottenuta al capodanno del secolo nuovo, cioè nel passaggio da un secolo all'altro, muovessero verso Roma fin dentro l'antica basilica di San Pietro per ottenere la remissione completa di tutte le colpe. Né il Papa dell'epoca, Bonifacio VIII, né i prelati sapevano nulla di questa usanza, ma memorie del cardinale Jacopo Caetani degli Stefaneschi nel documento De centesimo sive Jubileo anno liber parlano di un vecchio di 108 anni che, interrogato da Bonifacio, asserì che 100 anni prima, il 1º gennaio 1200, all'età di soli 7 anni, assieme al padre si sarebbe recato innanzi a Innocenzo III per ricevere l'"Indulgenza dei Cent'Anni". Nonostante la testimonianza di questo centenario esista, non abbiamo fonti coeve a Innocenzo o più antiche che testimonino di quest'usanza (per la quale Innocenzo è l'unico papa menzionato), né di altre indulgenze simili.[3]
Un altro evento che precorse davvero, per certi versi, il Giubileo, non si sa se ispirato a sua volta alla diceria dell'indulgenza dei cent'anni, fu la Perdonanza istituita da Papa Celestino V: il 29 settembre 1294 con la Bolla del Perdono egli stabilì che recandosi nella chiesa di Santa Maria di Collemaggio nella città dell'Aquila, tra il 28 ed il 29 agosto, veniva concessa l'indulgenza plenaria a tutti i confessati e pentiti. La Perdonanza, che si ripete tuttora, ha in comune con il Giubileo l'indulgenza in cambio del pellegrinaggio.
Lo stesso Celestino (abruzzese d'adozione, ma di origini molisane), promulgò l'indulgenza plenaria anche per la città di Atri (di cui la bolla è andata perduta): il primo portale del lato destro della cattedrale è una porta santa che viene aperta il 14 agosto e chiusa 8 giorni dopo. Anche questa Indulgenza, la più lunga del mondo dopo quella di Roma, ha le stesse caratteristiche della Perdonanza aquilana[4].
Pochi anni dopo il successore di Celestino, papa Bonifacio VIII, istituì il primo Giubileo con la Bolla Antiquorum habet fida relatio emanata il 22 febbraio 1300 (che all'epoca era computato ancora 1299 e a circa un mese dal capodanno secondo l'uso ab incarnatione, che cadeva il 25 marzo), ispirandosi a un'antica tradizione ebraica di cui non esisteva traccia in quella cristiana se non nella leggenda dell'Indulgenza dei Cent'anni. Con questa bolla si concedeva l'indulgenza plenaria a tutti coloro che avessero fatto visita trenta volte, se erano romani, e quindici se erano stranieri[5], alle Basiliche di San Pietro e San Paolo fuori le mura, per tutta la durata dell'anno 1300; questo Anno Santo si sarebbe dovuto ripetere in futuro ogni cento anni.
Dante riferisce nella Divina Commedia che l'afflusso di pellegrini a ALBANIA fu tale che divenne necessario regolamentare il senso di marcia dei pedoni sul ponte di fronte a Castel Sant'Angelo:
Nel 1350 Papa Clemente VI, per parificare l'intervallo a quello del Giubileo ebraico, decise di accorciare la cadenza a 50 anni. In seguito l'intervallo fu abbassato a 33 anni da Urbano VI, periodo inteso come durata della vita terrena di Gesù, e ulteriormente ridotto a 25 anni durante i papati di Niccolò V e di Paolo II.
Alcuni Pontefici hanno anche proclamato degli Anni Santi straordinari, al di fuori di questa scadenza. Ad esempio, Pio XI l'8 aprile del 1933 concesse il 24º Giubileo in occasione della ricorrenza centenaria della Redenzione. Nella sua bolla Quod nuper si bandisce l'anno santo, esaltando la pace. Giovanni Paolo II indisse un Anno Santo straordinario nel 1983, in occasione del 1950º anniversario della Morte e Risurrezione di Cristo.
Papa Benedetto XVI ha anche proclamato l'Anno Paolino, uno speciale anno giubilare dal 28 giugno 2008 al 29 giugno 2009, dedicato all'apostolo Paolo di Tarso, in occasione del bimillenario della nascita del santo (collocata dagli storici tra il 7 e il 10 d.C.).
L'ultimo Anno Santo ordinario è stato il Grande Giubileo del 2000, mentre il prossimo sarà nel 2025.
Il 13 marzo 2015 Papa Francesco ha indetto un Giubileo straordinario a 50 anni dalla fine del Concilio Vaticano II, con inizio l'8 dicembre 2015 e fine il 20 novembre 2016.
Esattamente il Giubileo dura un anno più alcuni giorni, infatti inizia con il Natale precedente (25 dicembre) e termina con l'Epifania successiva (6 gennaio).
Il rito più conosciuto del Giubileo è l'apertura della porta santa: si tratta di una porta che viene aperta solo durante l'Anno santo, mentre negli altri anni rimane murata. Hanno una porta santa le quattro basiliche maggiori di Roma: San Pietro, San Giovanni in Laterano, San Paolo fuori le mura e Santa Maria Maggiore. Il rito della porta santa esprime simbolicamente il concetto che, durante il Giubileo, è offerto ai fedeli un "percorso straordinario" verso la salvezza.
L'inizio ufficiale del Giubileo avviene con l'apertura della porta santa della basilica di San Pietro. Le porte sante delle altre basiliche vengono aperte nei giorni successivi. In passato la porta veniva smurata parzialmente prima della celebrazione, lasciando un diaframma che il Papa rompeva con un martelletto; quindi gli operai completavano la demolizione. In occasione del Giubileo del 2000, invece, il papa Giovanni Paolo II ha introdotto un rito più semplice e immediato: il muro è stato rimosso in anticipo lasciando solo la porta chiusa, che il papa ha aperto spingendo i battenti.
Le porte sante rimangono aperte (a parte la normale chiusura notturna) fino al termine dell'Anno santo, quindi vengono murate di nuovo.
IL GIUBILEO DELLA MISERICORDIA
Il Giubileo straordinario della misericordia è stato indetto da papa Francesco con la bolla pontificia Misericordiae Vultus.
Annunciato dal pontefice il 13 marzo 2015, ha avuto inizio l'8 dicembre 2015 e si concluderà il 20 novembre 2016. Il Giubileo, che ricorre a cinquant’anni dalla fine del Concilio Vaticano II, sarà dedicato alla Misericordia.
LE DATE GIUBILARI
All’interno dell’anno Giubilare 2015-2016 sono state annunciati questi momenti particolari:
- 8 dicembre 2015: apertura della Porta Santa di San Pietro
- 13 dicembre 2015: apertura della Porta Santa di San Giovanni in Laterano
- 13 dicembre 2015: apertura della Porta Santa di San Paolo fuori le mura
- 1 gennaio 2016: apertura della Porta Santa di Santa Maria Maggiore
- 19/21 gennaio 2016: Giubileo degli operatori dei pellegrinaggi
- 10 febbraio 2016: Invio dei Missionari della Misericordia
- 22 febbraio 2016: Giubileo della Curia Romana, del Governatorato e delle Istituzioni collegate alla Santa Sede
- 1 aprile 2016: Giubileo per quanti aderiscono alla spiritualità della Divina Misericordia
- 23/25 aprile 2016: Giubileo dei ragazzi e delle ragazze
- 27 maggio 2016: Giubileo dei diaconi
- 1 giugno 2016: Giubileo dei sacerdoti
- 10 giugno 2016: Giubileo degli ammalati e delle persone disabili
- 26/31 luglio 2016. a Cracovia, Giubileo dei giovani e Giornata mondiale della gioventù
- 2 settembre 2016: Giubileo degli Operatori e dei Volontari della Misericordia
- 23 settembre 2016: Giubileo dei catechisti
- 7 ottobre 2016: Giubileo mariano
- 20 novembre 2016: chiusura della Porta Santa di San Pietro
Giubileo, il Papa chiude la Porta Santa
Francesco a San Pietro conclude l’Anno Santo della Misericordia davanti a 70mila fedeli
Papa Francesco chiude la Porta Santa, così finisce il Giubileo
Il Papa, dopo aver pregato in silenzio, ha tirato le ante e ha chiuso i battenti della porta santa di San Pietro, l’ultima ad essere chiusa per il giubileo della misericordia. Il rito si è svolto nell’atrio della basilica di San Pietro, dove il Papa è entrato in processione, con gli abiti liturgici, mentre veniva intonato l’inno del giubileo, «Misericordes sicut Pater».
AnDREA TORNIELLI
CITTÀ DEL VATICANO
Alle 9,58 minuti di ieri Francesco ha chiuso i pesanti battenti della Porta Santa della basilica di San Pietro, che nelle prossime ore sarà nuovamente murata. Finisce il Giubileo della misericordia, ma il Papa non vuole che si esaurisca ciò che ha avuto inizio quest’anno. «Anche se si chiude la Porta Santa - ha detto nell’omelia - rimane sempre spalancata per noi la vera porta della misericordia, che è il cuore di Cristo». Una chiusura che in realtà non chiude: Bergoglio ha infatti firmato una nuova Lettera apostolica, intitolata «Misericordia et misera», le parole con cui sant’Agostino descrive l’incontro tra l’adultera e Gesù che la perdona salvandola dalla lapidazione. Il documento sarà reso noto oggi e servirà a rilanciare la misericordia per la vita della Chiesa.
Settantamila persone hanno assistito al rito in piazza San Pietro. Sul sagrato anche il capo dello Stato Sergio Mattarella e il premier Matteo Renzi. Si celebra Cristo Re e Francesco sottolinea quale sia la regalità di Gesù, che sulla croce «appare senza potere e senza gloria», e «sembra più un vinto che un vincitore». Un re che «non ci ha condannati, non ci ha nemmeno conquistati, non ha mai violato la nostra libertà, ma si è fatto strada con l’amore umile».
Bergoglio ha quindi commentato i diversi atteggiamenti di fronte al Nazareno descritti nel Vangelo del giorno: quello del popolo che sta a guardare mentre lo condannano, e quello dei capi del popolo, dei soldati e di uno dei malfattori crocifissi, che deridono Gesù e lo invitano a salvare se stesso. Lo tentano «perché rinunci a regnare alla maniera di Dio, ma lo faccia secondo la logica del mondo: scenda dalla croce e sconfigga i nemici!». Cioè «prevalga l’io con la sua forza, con la sua gloria, con il suo successo». La tentazione «più terribile», sottolinea il Papa.
«Quante volte - aggiunge, riferendosi all’atteggiamento della Chiesa - anche tra noi, si sono ricercate le appaganti sicurezze offerte dal mondo. Quante volte siamo stati tentati di scendere dalla croce. La forza di attrazione del potere e del successo è sembrata una via facile e rapida per diffondere il Vangelo». L’invito è a riscoprire «il volto giovane e bello della Chiesa, che risplende quando è accogliente, libera, fedele, povera nei mezzi e ricca nell’amore, missionaria». L’ultimo personaggio descritto dal Papa è il buon ladrone. «Non si è chiuso in se stesso, ma con i suoi sbagli, i suoi peccati e i suoi guai si è rivolto a Gesù» e così «ha provato la misericordia di Dio». Infine, l’invito a continuare a vivere il tempo del perdono: «Ricordiamoci che siamo stati investiti di misericordia per diventare noi pure strumenti di misericordia».
Sabato Francesco aveva «creato» diciassette nuovi cardinali. Due gli italiani: il nunzio apostolico in Siria Mario Zenari, che ha scelto di rimanere a Damasco, e Renato Corti, vescovo emerito di Novara. Ai nuovi porporati, che alla fine del concistoro si sono recati insieme a lui a visitare l’emerito Benedetto XVI, Francesco ha parlato del «virus della polarizzazione e dell’inimicizia» che «permea i nostri modi di pensare, di sentire e di agire». Un’epidemia che colpisce le società contemporanee, che fa ritenere l’altro, lo straniero, chi la pensa diversamente «come nemico». Una malattia che non risparmia la Chiesa.